L’altra notte è morto a 65 anni Werner Schroeter. Il più originale, visionario, rivoluzionario, undeground regista tedesco, di quell’onda creativa ormai passata alla Storia come “ Il nuovo Cinema Tedesco “. Figlio marginale del “ Manifesto di Oberhausen “ del 1962, in cui 26 giovani registi ( tra cui Kluge, “ Artisti sotto una tenda da circo: perplessi “ e Reitz “ Heimat “ ) firmarono un manifesto che proclamava la morte del vecchio e la nascita del nuovo cinema tedesco e in cui si denunciava la situazione di immobilismo dell’industria cinematografica nella Germania e teorizzava la nascita di un cinema nuovo nelle idee e nel linguaggio, nonché libero da vincoli commerciali. Fratello generazionale e amico di registi come Peter Fleischmann, Werner Herzog, Wim Wenders, Rainer Werner Fassbinder, Volke Schlöndorff, Ulrike Ottinger, Margarethe von Trotta. Thomas Elsaesser ha descritto Werner Schroete “come il più grande regista marginale del cinema tedesco “, Fassbinder ha detto “ è stato per anni un regista underground e non lo hanno mai fatto uscire da questo ruolo. L’etichetta rende i suoi film un flash in cui la bellezza diviene esotica come una strana pianta “.
Ha iniziato la sua carriera di filmmaking nel 1960, la sua prima opera importante è del 1967 ( “ Verona “ ), nel 1968 dirige ben 12 corti tra cui tre ritratti di Maria Callas (“Maria Callas portrat”, “Callas Walking Lucia”, “Callas-text“) e “Faces”. Negli anni successivi lavora per la televisione tedesca, ma è anche attore ( con Fassbinder, Rosa von Praunheim, Garel ) montatore e direttore della fotografia. Viaggia per il mondo ( Napoli e Palermo in Italia, Parigi, Nancy e Marsiglia in Francia, Messico, Portogallo, Libano, Filippine e nel deserto del Mojave gli Stati Uniti ), gira documentari e film e quando giunge nel Sud Italia gira (1978) un film importante come “ Nel Regno di Napoli “ ( storia proletaria delle famiglie Cavioli e Pagano tra il 1942 e il 1972, in una Napoli specchio dei drammi di tutta la sofferente umanità ) e “ Palermo oder Wolfsburg “ (1980 ) (Nicola, un giovane siciliano, decide di evadere dalla soffocante realtà politica e sociale della sua isola per trasferirsi a Wolfsburg, una cittadina della Germania. Si troverà davanti un muro di diffidenza e spesso di ostilità ). Entrambi i film sono interpretati da una delle sue muse, l’attrice napoletana Ida Di Benedetto. Per questo secondo film otterrà L’Orso d’oro al Festival di Berlino. Girerà altri 12 film e farà la regia di decine opere liriche, l’ultimo film è del 2008 “ Nuit de Chien “ basato sul romanzo del ‘43 di Juan Carlos Onetti e dedicato al racconto del caos provocato dalla guerra, un disordine fatto di violenza gratuita, di leader instabili, di malattie, di paure, di buio continuo. Presentato al Festival di Venezia aveva ricevuto, in un tripudio di applausi, un Leone speciale per «l’insieme dell’opera».
Werner Schroeter come autore aveva scelto un’altra strada, originale e poco convenzionale che quasi naturalmente lo ha portato in un certo modo ‘ fuori dal cinema ’ e ‘ fuori dai segni ’. Gli ambienti sono diventati simbolici, i paesaggî spettacolari nella loro sinteticità e i personaggî, spesso lungo quei paesaggî medesimi, del tutto fantasmatici. La sua eccentricità personale e il rifiuto di utilizzare gli strumenti di narrazione convenzionale hanno reso parte del suo cinema in qualche modo oscuro e meno compromissorio come quello di alcuni dei suoi colleghi tedeschi più celebri. Come ha scritto qualcuno “ Werner Schroeter will one day have a place in the history of film that I would describe in literature as somewhere between Novalis, Lautréamont, and Louis-Ferdinand Céline; he was an ‘underground’ director for ten years, and they didn’t want to let him slip out of this role”.
I suoi film tuttavia hanno avuto la comoda etichetta di ‘underground’, che li ha trasformati in un lampo in esotiche belle piante che fioriscono così insolitamente e così lontano che, in fondo non si poteva perdere tempo con loro, e quindi non ci si doveva preoccupare di loro. Per Werner Schroeter invece I film non sono lontani: sono belli e non esotici. Al contrario.