Ecco un ripescaggio intelligente. John Hersey fu un grande giornalista (suo è il più commosso e ardito reportage da Hiroshima dopo la bomba, un testo ormai classico) e scrisse romanzi svelti, pieni di azioni e di dialoghi, il più famoso dei quali, con questo, fu Il muro di Varsavia, immaginaria cronaca della vita nel ghetto e della gloriosa rivolta sotto il nazismo.
Hersey seguì la guerra dal fronte italiano e da quello asiatico, e scrisse a tamburo battente, nel 1944 questo romanzo, che vinse di corsa il Pulitzer. Adano sta per Licata: il maggiore siculo-americano Victor Joppolo, che è il protagonista, sta in parte per un reale e benemerito Frank Toscani, e l’odioso, isterico e crudele generale Marvin per l’odioso Patton.
Ma quel che più conta in questo divertente sguardo sulla vita di una comunità italiana di quegli anni è il coro di figurine e macchiette italiche che non diventano personaggi e che restano più goldoniane che monicelliane, da proto-commedia all’italiana.
Non c’è l’amarezza e il sarcasmo di un Brancati (Il vecchio con gli stivali e il film Anni difficili), ma Hersey è comprensivo, benevolo e fin affettuoso verso l’Italia che esce frastornata dal fascismo e perde/vince la guerra. L’insistenza popolare sulla campana comunale, che il regime ha fuso per farne armi, non sarebbe dispiaciuta al movimento fondato poco dopo da Olivetti.
John Hersey, Una campana per Adano
Castelvecchi, 256 pagine, 18,50 euro